A cinque anni dall'ultimo album "Quando eravamo quasi nemici", torna con una nuova
raccolta di inediti ispirata nel titolo e nella copertina al filosofo Nassim Taleb e al
Nobel per la Letteratura Eugenio Montale. L'album contiene
11 brani scritti interamente dall'autore, eseguiti con l'inseparabile chitarra classica e legati da un insolito filo conduttore: la fiducia negli altri, un valore fondante dei rapporti umani
messo oggi piú che mai a dura prova nella societá liquida e iperconnessa 3.0 in cui,
confusi dalle fake news e bombardati da un eccesso di informazioni, é difficile
trovare punti di riferimento e orientare consapevolmente le proprie scelte.
La metafora del tacchino
Il titolo dell'album prende spunto da una citazione del filosofo-matematico
statunitense di origine libanese Nassim Taleb, contenuta nel saggio "Il cigno nero",
in cui l'esperto di matematica finanziaria affronta il tema della sfiducia nelle
statistiche e nelle consuetudini. Taleb sostiene la sua tesi ricorrendo a un'efficace
metafora zoologica: il tacchino, amorevolmente nutrito e cresciuto per molti giorni
dal suo allevatore, si sentirá amato e si fiderá di lui, non immaginando che l'obiettivo
del padrone é ingrassarlo e poi ucciderlo per servirlo su una tavola imbandita, magari
in occasione del celebre "Giorno del Ringraziamento".
La sventura del tacchino offre lo spunto per riflettere e ponderare ogni cosa con
attenzione, senza fidarsi ciecamente di ci& che ci viene proposto dalle persone e dai
media. Maciacchini riprende nei suoi brani questa metafora letteraria in modo a volte
esplicito, altre sottinteso, ma mai noioso o scontato: ironia, satira e disincanto offrono
infatti all'ascoltatore un punto di osservazione originale sulle contraddizioni del
mondo contemporaneo.
La copertina ispirata a Montale
Humor e satira non risparmiano la copertina dell'album, caratterizzata da un'altra
citazione letteraria: Maciacchini, fotografato di profilo, guarda negli occhi un
tacchino nella speranza di apprendere utili lezioni di vita l'inconsapevole volatile,
avviato per eccesso di fiducia a un destino tutt'altro che invidiabile. Lo scatto é un
richiamo ironico all'immagine del poeta e scrittore Eugenio Montale assorto
nella contemplazione di un'upupa, a cui in Ossi di Seppia ha dedicato celebri versi.