Dopo la Pandemia da Covid-19, è emerso in maniera lampante (ma in realtà le “avvisaglie” c’erano già prima) un ripensamento della medicina intesa non solo come panacea, ma come CURA nel senso più ampio e profondo del termine. Non basta la medicina in senso stretto. Ci vuole una modalità di approccio inclusiva e globale . Da qualche anno è emersa in maniera rilevante la Medicina Narrativa, una disciplina che pone l’accento sul rapporto fra paziente e curatore soprattutto dal punto di vista della parola che racconta la malattia e quella che poi la cura unitamente agli altri elementi di presenza. Il sociologo Paolo Trenta, in questo saggio, si spinge addirittura oltre proponendo il concetto di “Postura Narrativa”.
La postura, nota generalmente come un atteggiamento prettamente fisico , è qui vista come un atteggiamento “totale”, di attenzione particolare verso quegli aspetti non tanto della malattia in sé ma del paziente che normalmente nella medicina tradizionale vengono messi in secondo piano. Il suo vissuto, la storia dello sviluppo della malattia e la modifica della vita e dei rapporti sociali che questa ha implicato.
“Niente è meno innocente di una storia” e “non tutto è narrazione” si afferma perentoriamente. Affermazioni forti che mettono al centro la potenza dell’attività narrativa che molto ha a che fare con il teatro. Sguardo, modalità del tono, del ritmo, gestualità, cura nella scelta delle parole , sono elementi di capitale importanza per la strada verso la riconquista del benessere o del miglioramento psicologico non solo del malato ma anche di qualsiasi rapporto umano che abbia la CURA e l’EMPATIA come base convenzionale.
“(Occorrono) saperi, conoscenze, ma soprattutto un modo di guardare l’altro”, afferma Trenta. Un atteggiamento di estrema apertura al prossimo e al mondo , cercando non di sentire “come l’altro” ma CON l’altro, in una prospettiva che faccia uscire ognuno dalla zona di sicurezza, in modo che ci si possa far sorprendere dall’ ignoto e dall’imprevisto , agenti senza i quali non ci può essere evoluzione umana e “guarigione” intesa in senso ampio del termine.
Esplorazione e creatività sono gli strumenti giusti per arrivare, senza fretta , ci dice Trenta, a risultati sorprendenti che non escludono,( anzi sono complementari a ) la medicina tradizionale. Ma come dice Maristella Mancino nella postfazione , nella cura della malattia si può vincere o perdere; nella medicina narrativa che cura la psicologia generale della persona: SI VINCE SEMPRE.
All’esposizione di Trenta sono abbinati una serie di racconti di medici di vari settori a testimonianza diretta di questa relativamente nuova branchia attitudinale della scienza medica. Da approfondire e studiare con curiosità e volontà di dialogo sano inteso come crescita e reale confronto e non il “dialogo” come purtroppo si intende spesso oggi nel senso malato di “ricerca di compromesso”.